Domenica 28 novembre 2021
RUT cap. 3° “L’INCONTRO NELLA NOTTE”
L’emigrazione, l ’amore, la famiglia il lavoro, la festa…
Dalla lettera del Vescovo Francesco
Care famiglie,
mi rivolgo a voi come ho fatto nella mia prima lettera “A casa nella Chiesa”: mi sembra giusto, in questo Anno della Famiglia che Papa Francesco ci invita a celebrare in occasione del quinto anniversario della sua Esortazione dal titolo “Amoris laetitia”, la “gioia dell’amore”.
L’annuncio del Vangelo alimenta la gioia dell’amore e della vita familiare ed è quello che ci proponiamo sempre, particolarmente quest’anno: è la missione della Chiesa tutta, cominciando dalle famiglie stesse, insieme ai presbiteri, ai diaconi, alle persone consacrate e a tutto il Popolo di Dio.
Nei giorni più dolorosi della pandemia, abbiamo riconosciuto e condiviso un criterio che non vogliamo diventi slogan: “servire la vita dove la vita accade”. Mi sembra provvidenziale poterlo indicare anche per quest’anno, consapevole che in famiglia la vita accade in modo unico e originale, misterioso e meraviglioso, umile e grandioso.
La comunità cristiana, in gran parte formata da famiglie, avverte la missione di servire la famiglia e la vita che vi accade, riconoscendo e alimentando la vita stessa di Gesù, Crocifisso e Risorto, che nella comunità familiare si manifesta e si incarna.
Salmo 45
DIO TI HA BENEDETTO PER SEMPRE
2Liete parole mi sgorgano dal cuore:
io proclamo al re il mio poema,
la mia lingua è come stilo di scriba veloce.
Rit.
3Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, perciò Dio ti ha benedetto per sempre. 4O prode, cingiti al fianco la spada, tua gloria e tuo vanto, 5e avanza trionfante.
Rit.
Cavalca per la causa della verità, della mitezza e della giustizia.
La tua destra ti mostri prodigi. 6Le tue frecce sono acute –
sotto di te cadono i popoli –, colpiscono al cuore i nemici del re.
Rit.
7Il tuo trono, o Dio, dura per sempre; scettro di rettitudine è il tuo scettro regale. 8Ami la giustizia e la malvagità detesti:
Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni.
Rit.
9Di mirra, aloe e cassia profumano tutte le tue vesti;
da palazzi d’avorio ti rallegri il suono di strumenti a corda.
10Figlie di re fra le tue predilette; alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir. 11Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre. 12il re è invaghito della tua bellezza.
Rit.
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò ch’è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna. AMEN ALLELUIA
INTRODUZIONE
Le catechesi di questo Avvento sviluppano il tema della famiglia e i verbi che ci guidano nella preparazione e nella celebrazione del Natale sono quegli atteggiamenti quotidiani che siamo invitati a vivere in famiglia dove accade di: attendere, cambiare, avere bisogno, accogliere, vedere Dio, avere buone notizie, dare e ricevere doni. Il tema della famiglia che ci accompagnerà nei tempi forti di questo anno pastorale è:
FACCIA A FACCIA: e venne ad abitare in mezzo a noi” E’ una meta per la quale vogliamo allenarci quotidianamente nella preghiera e in modo speciale con il ritiro spirituale.
Desideriamo vedere Dio faccia a faccia e lo possiamo perché Dio si è fatto uno di noi e noi siamo fatti a sua immagine e somiglianza.
Il libro di RUT che leggiamo in questo ritiro ci offre la possibilità di vedere Dio faccia a faccia, nelle pieghe della storia quotidiana di una famiglia ebrea segnata da tante prove. La storia narrata è una storia di migrazione in cerca di lavoro e di pane.
UT 3, 1-18
1Un giorno Noemi, sua suocera, le disse: «Figlia mia, non devo forse cercarti una sistemazione, perché tu sia felice? 2Ora, tu sei stata con le serve di Booz: egli è nostro parente e proprio questa sera deve ventilare l’orzo sull’aia. 3Lavati, profumati, mettiti il mantello e scendi all’aia. Ma non ti far riconoscere da lui prima che egli abbia finito di mangiare e di bere. 4Quando si sarà coricato – e tu dovrai sapere dove si è coricato – va’, scoprigli i piedi e sdraiati lì. Ti dirà lui ciò che dovrai fare». 5Rut le rispose: «Farò quanto mi dici». 6Scese all’aia e fece quanto la suocera le aveva ordinato. 7Booz mangiò, bevve e con il cuore allegro andò a dormire accanto al mucchio d’orzo. Allora essa venne pian piano, gli scoprì i piedi e si sdraiò. 8Verso mezzanotte quell’uomo ebbe un brivido di freddo, si girò e vide una donna sdraiata ai suoi piedi. 9Domandò: «Chi sei?». Rispose: «Sono Rut, tua serva. Stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto». 10Egli disse: «Sii benedetta dal Signore, figlia mia! Questo tuo secondo atto di bontà è ancora migliore del primo, perché non sei andata in cerca di uomini giovani, poveri o ricchi che fossero. 11Ora, figlia mia, non temere! Farò per te tutto quanto chiedi, perché tutti i miei concittadini sanno che sei una donna di valore.
12È vero: io ho il diritto di riscatto, ma c’è un altro che è parente più stretto di me. 13Passa qui la notte e domani mattina, se lui vorrà assolvere il diritto di riscatto, va bene, lo faccia; ma se non vorrà riscattarti, io ti riscatterò, per la vita del Signore! Rimani coricata fino a domattina». 14Ella rimase coricata ai suoi piedi fino alla mattina e si alzò prima che una persona riesca a riconoscere un’altra. Booz infatti pensava: «Nessuno deve sapere che questa donna è venuta nell’aia!». 15Le disse: «Apri il mantello che hai addosso e tienilo forte». Lei lo tenne ed egli vi versò dentro sei misure d’orzo. Glielo pose sulle spalle e Rut rientrò in città. 16Arrivata dalla suocera, questa le chiese: «Com’è andata, figlia mia?». Ella le raccontò quanto quell’uomo aveva fatto per lei 17e aggiunse: «Mi ha anche dato sei misure di orzo, dicendomi: “Non devi tornare da tua suocera a mani vuote”». 18Noemi disse: «Sta’ tranquilla, figlia mia, finché non sai come andrà a finire la cosa. Di certo quest’uomo non si darà pace, finché non avrà concluso oggi stesso questa faccenda».
Canto
Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la vivono ogni giorno.
La tua Parola si è fatta uno di noi
Mostraci il tuo volto o Signore
Riflessione
1) LA PRESENZA DI DIO NELLE PIEGHE DELLA STORIA.
Sembra che Dio sia assente dalla narrazione, ma è colui di cui si parla, in nome del quale si giura, che si invoca, che è presente nella coscienza delle persone, ma in realtà egli non interviene. La storia è lasciata nelle mani delle donne e degli uomini.
Il libro di Rut presenta anche la dinamica del passaggio dalla morte alla vita, una dinamica pasquale. Inizia col racconto di tre uomini morti che lasciano tre donne vedove. Da queste morti si passerà alla fine a una nascita questo è reso possibile dalla presenza di Dio CHE è Provvidenza nelle vicende degli uomini.
Rut è figura della chiesa che viene dai pagani.
Il libro apre una strada di speranza un futuro messianico in mezzo a una situazione presente di dolore di morte di fatica di fame di esilio.
2) LE DONNE PROTAGONISTE CAP. 1°
Sono due le donne protagoniste del libro: Rut e Noemi. Le loro vite si intrecciano nel misterioso disegno della Provvidenza divina. Siamo nella campagna di Moab dove Noemi ha seguito il marito Elimèlech, il cui nome significa il mio Dio è Re. Con i suoi due figli maritati a due donne moabite. Muore il marito e i due figli e Noemi si ritrova in una situazione peggiore di quella che viveva in patria a Betlemme con la carestia. La speranza di questi emigranti sembra finire nella sconfitta definitiva. Noemi decide di ritornare in patria dove c’è finalmente un abbondante raccolto. Spera che a Betlemme la casa del pane ci sia pane anche per lei.
Rut è una donna libera che decide di seguire la suocera e può scegliere a chi appartenere a chi credere: i suoi affetti e la sua fede. La fede in Iawe la convince a restare con la suocera.
3) BETLEMME: CASA DEL PANE
Betlemme è un luogo di forti risonanze Messianiche nelle scritture sia secondo i profeti che il N.T. Belen significa casa del pane. Noemi se ne va da Betlemme casa del pane per procurarsi il pane in terra straniera. Parte con la sua famiglia e trova pane nel paese di Moab, ma Noemi perde la famiglia perché le muore il marito e i due figli. Rut non solo dà il pane a Noemi spigolando nel campo di Booz, ma sposandosi con Booz da un figlio anche a Noemi cioè le dona una famiglia un discendente una casa. Rut si è comportata come Abramo che ha lasciato la sua terra obbedendo alla parola del Signore. Rut è la donna che si converte e aderisce all’Alleanza di Israele così che lei può invocare il Dio di Israele.
4) NOTTURNO SULL’AIA (Rut 3)
Il libro di Rut è una storia d’amore che giunge finalmente al suo culmine nel cap. 3° dove si racconta l’incontro notturno decisivo tra Rut e Booz. Già in precedenza si era accennato a questo esito del racconto quando per esempio si è parlato dell’incontro al pozzo un classico della letteratura biblica per dire dell’incontro sponsale.
I racconti patriarcali riportano la scena dell’incontro al pozzo di un giovane e una donna che poi si sposano.
Gen. 24, 10 racconta di Rebecca che diventerà moglie di Isacco.
Es. 2, 15-22 Mosè incontra al pozzo Zipporà, quella che sarà sua moglie, la figlia del sacerdote di Madian.
Gv. 4, 5-42 La Samaritana che incontra Gesù al pozzo di Giacobbe. In questi episodi un giovane uomo straniero incontra una ragazza presso un pozzo. La donna offre dell’acqua, alla fine lo straniero e la donna si sposano. (Non è il caso di Gesù) Noemi ha una funzione importante nel rapporto tra Rut e Booz: opera perché Booz prenda le sue responsabilità di riscattatore e di levir e cessi con il suo atteggiamento paternalistico. Il piano di Noemi prevede che Rut riesca a sedurre Booz e la consiglia di accostarsi a lui di notte a sua insaputa e gli si offra come sposa.
Così nella notte avviene l’incontro e il riconoscimento. Rut non si limita ad agire secondo i suggerimenti di Noemi, ma prende parte attiva e creativa nel gioco amoroso.
Rut prende l’iniziativa e chiede di essere sua sposa “Sono Rut tua serva, stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva perché hai il diritto di riscatto”
Sono parole che equivalgono a una chiara proposta di matrimonio a cui Booz da risposta affermativa e di elogio nei confronti di Rut. Booz comincia a vedere l’opera della Provvidenza (Dio) in tutta la storia. Booz comprende che tocca a lui essere quel rifugio di Dio per Rut per cui aveva pregato, diventa lui lo strumento della provvidenza. Booz non dice più a Rut di chi sei? Ponendo un problema di proprietà. Ma chiede invece chi sei? È un rapporto personale quello del matrimonio non di possesso.
Anche la risposta di Rut è personale e sottolinea la relazione che ella desidera con Booz “La tua serva” e precisa la sua volontà di matrimonio con l’espressione “stendi il tuo mantello” è la domanda di matrimonio. (Ez. 16,8) Il matrimonio è visto come una scelta libera d’amore e non come un diritto dovere regolato da leggi soltanto come era normale allora. Rut una straniera moabita vedova povera è questa donna di valore. Da straniera, vedova e povera emerge una donna libera forte generosa buona, moglie e madre che entra nella genealogia del Messia come le grandi donne di Israele.
Il destino fa di Rut successivamente la sposa di un emigrante, la vedova, l’esule, la povera di fronte al ricco, la straniera nel popolo ebraico, la sposa e la madre.
Nonostante questa “alterità” Rut vive una vicenda piena di umanità, di dolcezza di amicizia di speranza di coraggio che la conducono ad essere tra le madri di Israele.
In un tempo come il nostro dove l’alterità è di casa per la presenza di stranieri per sentirci soli, incompresi, dissociati dalle relazioni, (pandemia) isolati, pur vivendo sempre in mezzo alla gente, questo libro è un messaggio di speranza anche per le nostre famiglie spesso alle prese con la mancanza di lavoro.
5) IL QUOTIDIANO, E’ LA PRESENZA DI DIO PROVVIDENTE.
Il libro di Rut descrive la vita quotidiana di una famiglia. Rut ci rivela che il quotidiano è il luogo della nostra realizzazione umana. Il quotidiano è anche il luogo dove discernere e riconoscere la presenza di Dio, quindi vivere la fede. Nel libro di Rut la fede è nascosta nelle pieghe del quotidiano. Dio è colui di cui si parla, che si invoca, che è presente nella coscienza delle persone, ma in realtà Egli non interviene mai di persona: la storia è lasciata agli uomini e alle donne responsabili delle loro scelte. Nel cap. secondo viene in scena il protagonista che è il caso. (2,1-2) Rut va a spigolare per caso nel campo di Booz, parente di Elimelec marito di Noemi. Il caso è lo pseudonimo di Dio (al posto di Dio). Dio si fa presente nella vita quotidiana degli uomini. La protezione che Rut trova in Booz è la stessa protezione di Dio. Dio è il protagonista, ma attraverso l’agire degli uomini. La soluzione dei problemi della mancanza di pane e della discendenza sono risolti dalla intraprendenza di Booz e di Rut, ma in ultima istanza da Dio. Il dono di Dio diviene realtà, storia carne, pane, figlio. L’azione di Dio si manifesta negli atteggiamenti di solidarietà, di affetto, di lealtà, di benevolenza che legano i personaggi. Sono gesti semplici, opere di misericordia possibili a tutti che rivelano come l’uomo è capace di agire come Dio perché è capace di amare. Dio si manifesta in modo feriale universale nell’agire buono degli uomini e delle donne, dei laici che sanno amare.
6) IL TEMPO DI AVVENTO è TEMPO DI ATTESA.
Questa prima domenica di Avvento siamo invitati dalla Parola di Dio ad attendere con pazienza e speranza la seconda venuta di Cristo. La parola che ci guida in questa prima tappa è ATTESA.
Il libro di Rut è un elogio della bontà intesa come attesa, rispetto e riconoscimento dell’altro, di sensibilità e di delicatezza, ma anche di giustizia di obbedienza alle leggi, di pratica dei comandamenti, che sono per la vita dell’uomo.
Il libro non si riduce quindi a una bella storiella piena di bei sentimenti a lieto fine, perché anche la bontà ha le sue ombre e perché le situazioni dolorose abbondano in questo libro.
DOMANDE
- In questo mondo dove il corpo è mercificato e ostentato, quale testimonianza diamo come cristiani
- Rut e Booz percorrono la strada maestra del rispetto delle leggi per vivere l’amore vero: quale strada percorriamo noi? Quali consigli diamo?
- La bellezza dell’amore ha bisogno di silenzio di stupore di attenzione: com’è la nostra vita interiore?
Rimanere nella Parola
Guidami luce amabile,
tra oscurità che mi avvolge.
Guidami innanzi, oscura è la notte,
lontano sono da casa. Dove mi condurrai?
Non te lo chiedo o Signore!
So che la tua potenza
mi ha conservato al sicuro da tanto tempo,
e so che ora mi condurrai ancora,
sia pure attraverso rocce e precipizi,
sia pure attraverso montagne e deserti,
sino a quando sarà finita la notte.
Non è sempre stato così:
non ho sempre pregato
Perché tu mi guidassi!
Ho amato scegliere da me il sentiero,
ma ora tu guidami!
John Henry Newman
Per la meditazione personale
Ho tanta fede in te. Mi sembra che saprei aspettare la tua voce in silenzio per secoli di oscurità.
Tu sai tutti i segreti, come il sole:
potresti far fiorire i gerani e le rose sul fondo delle cave di pietra, delle prigioni leggendarie.
Ho tanta fede in te. Sono quieta come l’arabo avvolto nel suo bianco mantello,
che ascolta Dio maturargli l’orzo
intorno alla casa.
Antonia Pozzi
“Amoris Laetitia”
“La pastorale famigliare è stimolata a partire dallo stupore che sempre suscita il tenero “sguardo” di due innamorati; dalla delicatezza che accompagna la costruzione di una “relazione” amorosa, fino alla scelta di un amore per sempre nella celebrazione del sacramento del matrimonio; per passare alla complessità ed alla bellezza di un “contagio” d’amore che riempie la vita di profonda comunione e sviluppa una “cooperazione”, tesa a tessere continuamente una rete di rapporti comunitari.; nella convinzione che il nostro è tempo di seminagione, di avvio di “processi” che, con la forza dello Spirito, porteranno frutti anche per il futuro delle nostre famiglie. “L’accoglienza cordiale ed intelligente di Amoris laetitia ci aiuta ad evangelizzare la stupenda vocazione coniugale e familiare, declinandone il valore rispetto alle concrete sfide che nuove prassi pongono alla Chiesa ed alla società”, per “vivere e testimoniare a tutti la gioia del Vangelo, per annunciarlo con credibilità e frutto, in modo da diffondere per attrazione la bellezza della sequela del Signore”.